Il recupero crediti, anche alla luce dell’attuale situazione economica, sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, confermandosi un settore strategico per gli equilibri economici del Paese. Tuttavia, nonostante l’importanza e la delicatezza dell’attività svolta, il settore si trova costretto a dover operare in un quadro normativo non sempre chiaro e organico, che causa diverse difficoltà al comparto.
Abbiamo intervistato l’avvocato Elia Bisogni, avvocato del Foro di Napoli ed esperto in diritto tributario, societario e recupero crediti, per conoscere le difficoltà che a causa di una normativa non adeguata sono costrette ad affrontare le società di recupero crediti e la sua opinione in merito alla proposta di riforma presentata dall’onorevole Paolo Petrini, “Disciplina dei servizi per la tutela del credito”.
Avvocato Bisogni, da diversi anni lavora nel settore della tutela del credito, quali crede siano le criticità che dovrebbero essere affrontate per migliorare il comparto?
La principale problematica del settore della tutela del credito è l’assenza di una normativa organica al passo con i tempi e le diverse esigenze. Le norme che regolano questo settore risalgono, infatti, al 1931 (Tulps – Testo unico leggi di pubblica sicurezza), ai tempi di Vittorio Emanuele III. Da allora le uniche modifiche si sono concretizzate nell’emanazione di circolari ministeriali, tese a disciplinare solo dettagli marginali, senza definire in modo univoco le modalità e i limiti dell’attività. Le società che si occupano di tutela del credito sono costrette a operare in un contesto normativo poco chiaro, che non permette loro di crescere come dovuto, ma allo stesso tempo non viene garantito il giusto controllo sul loro operato. Questo comporta inevitabili ripercussioni per i consumatori, ai quali non sono garantite le giuste tutele, e per i creditori che, non riuscendo a ottenere quanto loro dovuto, possono andare incontro a situazioni disastrose. Basti pensare a quante imprese sono state costrette a chiudere a causa dei ritardati e mancati pagamenti da parte della Pubblica amministrazione.
Inoltre, anche a causa della mancanza di una regolamentazione solida e organica che disciplini l’attività, il settore della tutela del credito viene spesso criticato dai media e inviso da larga parte dell’opinione pubblica. Si tratta, invece, di un’attività fondamentale per la tenuta del sistema economico del Paese, che non può funzionare se chi ne fa parte non rispetta i propri obblighi e non onora i propri debiti. I servizi per la gestione e la tutela del credito, se svolti con equità, professionalità, trasparenza e correttezza, rappresentano un servizio non solo per i creditori, ma anche per i debitori. Il lavoro delle società di recupero crediti consiste, infatti, nell’indicare al consumatore la giusta via da seguire per affrontare la propria problematica, individuando la soluzione più appropriata alle proprie esigenze.
Per questo sono felice sia stata presentata dall’onorevole Paolo Petrini una proposta di legge che intende riformare l’intero settore. Un intervento organico che si aspetta da molti anni.
Cosa l’ha convinta della bontà della riforma?
Si tratta di una proposta equilibrata che permetterebbe al settore di fare un vero salto di qualità, garantendo la tutela dei consumatori, agevolando l’attività delle società di recupero crediti e aiutando i creditori a ottenere quanto dovuto. Una proposta che tiene in considerazione gli interessi di tutte le parti coinvolte.
Ottima la proposta di costituire un Organismo pluralistico di controllo e regolazione, composto da tutti gli stakeholder del comparto e presieduto dal ministero della Giustizia, al quale spetterebbe il rilascio di una apposita autorizzazione per lo svolgimento delle attività. Questo garantirebbe, infatti, il giusto controllo e la possibilità da parte di tutti di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano il settore.
Di grande importanza poi l’introduzione della formazione obbligatoria per gli operatori del settore e la creazione di un Fondo di Solidarietà che interverrebbe per aiutare coloro che si trovano in una situazione di difficoltà. Prevista inoltre l’introduzione della registrazione delle telefonate, effettuate e ricevute nel corso dei processi di sollecito e di recupero, come deterrente nei confronti di possibili comportamenti scorretti e per limitare i contenziosi. Infine, è condivisibile la proposta dell’introduzione di misure per agevolare il rintraccio del debitore irreperibile, permettendo l’accesso, esclusivamente per gli operatori del settore, a banche dati nel rispetto della normativa sulla privacy.
Questa proposta, dovesse essere approvata, comporterebbe oneri aggiuntivi per le società di recupero crediti?
Nessuno, poiché non esistono limitazioni di fatturato per accedere in questo nuovo albo. Le società di recupero crediti, che operano eticamente e nel rispetto della normativa, sarebbero avvantaggiate nel proprio lavoro. Grazie alla possibilità di accedere a banche dati dedicate, avrebbero la possibilità di rintracciare con più facilità il debitore irreperibile e grazie all’introduzione della registrazione delle telefonate, nel caso di accuse ingiuste, potrebbero dimostrare la propria correttezza. Inoltre, sedendo allo stesso tavolo degli altri attori del settore nell’ambito dell’Organismo di controllo e regolazione, sarebbe possibile individuare e risolvere le diverse problematiche che non permettono all’attività di migliorare. Personalmente vedo solo vantaggi per le società di recupero crediti, compresa l’obbligatorietà della formazione che metterebbe in atto un vero processo di professionalizzazione, l’unica strada per far crescere il settore garantendo al contempo la tutela dei consumatori.
Avvocato, crede che una tale riforma possa essere in contrasto con gli interessi della classe forense?
Assolutamente no. La riforma non può che essere una boccata di ossigeno per gli avvocati che si occupano di recupero crediti poiché, in tal modo, grazie alla funzione di filtro in fase stragiudiziale posto in essere dalle società di recupero crediti e perciò all’effetto deflativo sul contenzioso, gli avvocati si troverebbero solo ad affrontare giudizi in materia di recupero crediti di un certo rilievo e spessore, evitando di intasare i Tribunali con cause c.d. bagatellari.
Anche per questo motivo è fondamentale che la competenza sia demandata al Ministero delle Giustizia, unico interlocutore istituzionale di questa riforma che vede protagonisti una pluralità di attori uniti per un’unica finalità: tutelare il credito per rilanciare l’economia.
Intervista pubblicata su Oipa Magazine