di Elia Bisogni
avvocato del Foro di Napoli ed esperto in diritto tributario, societario e recupero crediti
La difficile congiuntura economica ha causato diverse difficoltà all’intero sistema Paese: le banche sono soffocate dai crediti deteriorati, le famiglie si trovano sempre più spesso in difficoltà, gli imprenditori sono allo stremo.
Di fronte a questa drammatica situazione, la politica non è rimasta indifferente, sono infatti molte le iniziative messe in campo per risanare l’economia, ma soprattutto aiutare coloro che vivono un disagio economico. Si pensi alla legge sul sovraindebitamento (3/2012), nata dopo i suicidi di imprenditori per difficoltà finanziarie, che ha introdotto nuovi strumenti per aiutare coloro che, senza colpa, non riescono più a pagare i propri debiti. O anche il reddito di inclusione che sta per essere adottato, per assicurare il sostegno economico alle famiglie in condizioni economiche problematiche.
Più recente è, invece, la proposta di legge “Disposizioni per l’estinzione agevolata dei debiti pregressi insoluti delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese verso gli istituti di credito”, attualmente in Commissione Finanze della Camera. La proposta, presentata dall’onorevole Giovanni Paglia di Sinistra Italiana, vorrebbe introdurre la possibilità per il piccolo debitore di acquistare il suo credito “deteriorato” al prezzo al quale la banca lo sta vendendo a investitori professionisti.
Con una remissione del debito – si legge nella proposta di legge – il debitore potrebbe chiudere la partita in sofferenza pagando circa il 10% o il 20% del suo debito. Dall’altra parte, le banche subirebbero la stessa perdita che deriverebbe dalla cessione dello stesso, ma senza aver trasferito all’estero un guadagno speculativo (spesso sottratto anche all’erario italiano) realizzato dai fondi acquirenti. Una remissione del debito che peraltro consentirebbe a una platea di circa 10 milioni di debitori di uscire dall’angoscia delle esecuzioni immobiliari e realizzerebbe anche i princìpi di uguaglianza sostanziale e di favor debitoris rispettivamente enunciati dalla Costituzione e dal codice civile, si spiega nella proposta.
Tale iniziativa legislativa pur essendo a prima vista lodevole, non tiene conto di un fattore importante per non dire fondamentale: la meritevolezza.
Infatti, così come è formulata porterebbe ad un uso distorto della stessa da parte dei debitori, che consapevoli di avere la possibilità di estinguere il proprio debito con un saldo e stralcio del 10/20% sul valore totale, avrebbero indubbi vantaggi nello “spingere” tutte le loro morosità a livello di forte sofferenza, c.d. Non Perfoming Loans, facendo slittare di anni i tempi medi di recupero e depauperando i bilanci delle società creditrici.
Una legge che non previene la morosità ma la incentiva!
Questo perché non si fa un distinguo tra chi non può pagare e chi non vuole pagare, cosa che invece avviene nel c.d. Fondo di Solidarietà, contenuto nel disegno di legge di riforma del settore della tutela del credito dell’onorevole Paolo Petrini, che interverrebbe in favore di coloro che non riescono a pagare i propri debiti a causa di una diminuzione della capacità reddituale dovuta ad eventi improvvisi dettati dalla crisi economica/lavorativa, quali ad esempio la cassa integrazione, la perdita del posto di lavoro, il venir meno della capacità lavorativa del coniuge. Il Fondo, sottoposto alla vigilanza del ministero dell’Economia e delle Finanze, non avrebbe solo l’obiettivo di intervenire economicamente, ma svolgerebbe anche un ruolo di consulenza e orientamento verso coloro che hanno una situazione debitoria complicata.
Un proposta importante vista anche la costante crescita del numero di persone che si trovano nell’impossibilità di poter pagare un debito, perché hanno perso il lavoro o perché sono stati colpiti da una malattia. Persone che senza colpa hanno subito un peggioramento della propria condizione economica. Consumatori che vanno aiutati. Resta tuttavia di estrema importanza comprendere le conseguenze disastrose che i comportamenti scorretti possono causare sia per i consumatori onesti, sia per l’intera società. Per questo non è possibile esimersi dal fare una distinzione tra chi non può pagare e chi non vuole pagare, mettendo in campo tutti gli strumenti necessari per aiutare i meritevoli, ma al tempo stesso bloccare i furbi.